„Give yourself permission to allow this moment to be exactly as it is, and allow yourself to be exactly as you are“.
John Kabat – Zinn
MINDFULNESS: COSA SIGNIFICA?
Mindfulness deriva dal termine sanscrito sati che significa consapevolezza, presenza mentale. Nella tradizione buddista, sati è una facoltà da coltivare per giungere alla riduzione delle sofferenze umane, che sono legate ad una percezione erronea di un io individuale permanente.
Mindfulness significa portare attenzione al momento presente in modo non giudicante.
MINDFULNESS E ARTI MARZIALI: L’IMPORTANZA DI MEDITARE PER MIGLIORARCI SENZA GIUDICARCI
Tutti sappiamo come ci si sente quando si viene giudicati, criticati, sminuiti. Allo stesso tempo, sappiamo cosa comporta avere a che fare con un io giudicante interiore sempre attivo, che non ce ne abbona una. Nelle arti marziali, la consapevolezza del corpo è molto elevata, il karateka sviluppa un’abitudine a percepire il proprio corpo nel tempo e nello spazio e allena l’attenzione alle emozioni che lo percorrono prima, durante e dopo un combattimento (che sia di kata o di kumite) per non farsi influenzare da esse. Grazie alla Mindfullness è possibile allenare ulteriormente questa attenzione.
La mindfulness, inoltre, può aiutare a superare i momenti difficili, quelli del confronto con il “limite”, con i nostri “non riesco”, con il “non sono come vorrei o dovrei”, a elaborare tramite l’accettazione i nostri temporanei pensieri e le nostre transitorie emozioni, per continuare a perseverare con tenacia e dedizione nella pratica, dando quindi il meglio di noi.
COME NASCE LA MINDFULNESS: LA VIA DELLA CONSAPEVOLEZZA
È una pratica nata grazie a Jon Kabat -Zinn, biologo molecolare che verso la metà degli anni Sessanta iniziò a praticare corsi di meditazione come suo interesse personale, nello stesso periodo Kabat-Zinn seguì anche corsi di yoga.
Grazie alla conoscenza, all’utilizzo di queste pratiche, ai suoi studi e alla sua intuizione Kabat Zinn creò nel 1979 la Stress Reduction Clinic all’Università della Massachusetts Medical School e sviluppò un programma chiamato Stress Reduction and Relaxion Program che poi divenne un percorso di otto settimane chiamato Mindfulness – Based Stress Reduction (MBSR). Questo percorso strutturato unisce l’esperienza delle tecniche meditative con aspetti scientifici ed è stato per l’epoca, proprio per questa combinazione, qualcosa di rivoluzionario. Questo programma era rivolto in primis a pazienti con patologie croniche per aiutarli a gestire lo stress sia fisico che emotivo legato alla malattia.
IL PRINCIPIO ALLA BASE DELLA MINDFULNESS
Kabat – Zinn aveva intuito che una buona parte della sofferenza psicologica dei pazienti era dovuta non tanto alla malattia in sé quanto a un conflitto tra la condizione reale della persona e quella percepita.
La pratica della Mindfulness consente di passare da uno stato di disequilibrio e sofferenza ad uno di maggiore consapevolezza e percezione consapevole di quello che si prova. Il programma porta avanti pratiche di consapevolezza che vanno a toccare diversi aspetti delle attività quotidiane, delle emozioni e sensazioni umane: ci sono infatti pratiche di consapevolezza legate al movimento, al respiro, alle sensazioni, alle emozioni, ai pensieri, al mangiare e al camminare.
MINDFULNESS: PERCHÉ PRATICARLA?
La Mindfulness è “una modalità dell’essere, non orientata a scopi, il cui focus è il permettere al presente di essere così com’è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo momento presente” (Teasdale).
Detto ciò, è anche vero che questa pratica porta inevitabilmente dei benefici come quello di aiutare chi si dedica ad essa in modo continuativo a superare la concezione illusoria di permanenza per avvicinarsi al raggiungimento di un equilibrio emozionale e di un benessere psicologico duraturi.
PERCHÉ TUTTI DOVREMMO MEDITARE
La Mindfulness si è diffusa nel tempo sempre più nel mondo scientifico e psicologico. Sono stati fatti studi per mostrare gli effetti che la pratica meditativa ha sulla mente dei praticanti: i risultati hanno dimostrato cambiamenti nel cervello tramite la neuro plasticità. Secondo gli studi di Haselkamp del 2012 su praticanti con svariati anni di meditazione, gli stessi risultano avere una maggiore connettività funzionale all’interno delle reti attenzionali: pertanto i praticanti risultavano avere un maggior sviluppo delle abilità cognitive nel mantenere l’attenzione e nel non farsi fagocitare e distrarre dalle distrazioni.
Immaginatevi l’enorme potenziale di questa pratica durante un Gankaku (kata di karate shotokan con tecniche in equilibrio monopodalico) o durante un incontro di kumite in cui si è in svantaggio.
Anche se, come sopra anticipato, la mindfulness non è orientata a scopi specifici, è stato scientificamente provato come questa pratica aiuti a ridurre e gestire meglio lo stress controllando le emozioni negative nei diversi ambiti della vita: sportivo, lavorativo, scolastico e in generale esperienziale.
MINDFULNESS E SPORT
Praticare assiduamente la mindfulness può quindi permettere di vivere una vita più consapevole, non giudicante ed empatica. Andrebbe insegnata ai bambini: così come si portano i ragazzi e le ragazze a fare sport per scoprire le virtù della disciplina, della condivisione e dell’accettazione del fallimento così come della gioia per la vittoria, anche la pratica meditativa andrebbe insegnata fin da piccoli. Le due attività anzi dovrebbero andare a braccetto: ne trarrebbero sicuramente beneficio tutti.
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