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Si fa presto a dire Maestro

Si fa presto a dire Maestro

di Nando Balzarro

Si fa presto a dire Maestro

Cosa significa essere un Maestro di karate? Si può “diventare” un buon Maestro? E soprattutto, chi può diventare Sensei e come?

Articolo di Nando Balzarro

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Il Maestro di karate e gli influssi di Budo e Bushido

Sì! Un po’ troppo presto. Il Karate è un arte marziale le cui origini sembrano svilupparsi ad Okinawa e affermarsi in grande stile in Giappone. Siamo attorno al 1920 quando si può assistere ad una specie di graduale metamorfosi, tecnica e culturale, che si impone sulla pratica del corpo e nel sacro silenzio dello spirito.

Karate Okinawa Shuri Castle

Gli influssi delle arti prettamente giapponesi quali il kendo e gli antichi codici come Budo e Bushido, influenzeranno in profondità, sul piano formale come metodologico, il futuro progredire e l’espansione planetaria dell’arte stessa.

La rilevanza del Maestro di karate

Al di là di questa sommaria e superficiale ricostruzione, nonché affrettata genesi storica, necessaria solo per inquadrare temporalmente e filosoficamente l’attuale diffusione del karate, ciò che conta sottolineare è come in qualunque disciplina artistica, collegate al Giappone, la figura del “maestro” assuma caratteri e profili di rilevanza ed eccellenza assoluta, così come il suo ruolo in seno alla pratica stessa ma persino nell’intera vita… attenzione: la sua vita.

il maestro di karate è un perno per tutti

In pratica un pilastro, un punto fermo, il perno attorno al quale ognuno muove i primi passi e, in taluni casi, con accezione definitiva per tutta la vita.

Il Maestro “tradizionale” di karate incarna i valori del Budo

Infatti il Maestro, diciamo “tradizionale”, incarna ogni aspetto valoriale, sia esso collegato alla tecnica, allo spirito del Budo, sia all’etica o morale comune che dir si voglia.

Gran parte del suo insegnamento verterà su un costante esempio comportamentale, fortemente pragmatico e sempre in prima persona, che impone, all’arte della mano nuda, carattere di universalità da seguire nell’impervio, talvolta malinteso, percorso lungo il Do (Via).

L’insegnamento del karate e la virata verso il karate sportivo: cosa comporta?

Purtroppo (qualcuno dirà per fortuna) la brusca, a tratti radicale, virata del Karate alla volta dello sport, nonché la deriva tecnica subita per attendere appieno alle logiche agonistiche, entro breve comporterà un vero e affatto inevitabile depauperamento delle più peculiari caratteristiche dell’arte medesima, la quale, come è noto,  prevede un enorme repertorio di combinazioni difensive ed offensive idonee ad una efficace autodifesa, ovvero combattimento reale (repertorio gelosamente protetto e conservato nei vari kata proposti dalle diverse scuole di stile).

kata sportivo

Un po’ per mutevoli regolamenti atti alla salvaguardia e incolumità dei contendenti, un po’ per necessaria semplificazione gestuale adatta ad accumulare colpi validi quindi punti e quindi vittoria, le tecniche utilizzate in gara si sono miseramente ridotte a due pugni e quattro calci.

Ovviamente portate a segno con grande tempismo, abilità motoria, perfette scelte tattiche, minuziosa preparazione atletica, rigorose periodizzazioni.

Il confine fra maestro di karate, allenatore e preparatore tecnico

Altrettanto ovviamente le qualità appena citate richiederanno “personale” specializzato in scienze motorie, preparazione atletica mirata, alimentazione, supporto psicologico.

In pratica un “preparatore” multimediale che, con le dovute differenze, potrebbe serenamente allenare atleti di qualsivoglia specialità sportiva.  

istruttore di karate bambini

Da questo momento in poi, il confine fra maestro, allenatore, preparatore tecnico si fa sempre più ambiguo, confuso, oggetto di assurdi malintesi.

Maestro, Shihan, Sensei di karate? Una lunga formazione!

Lasciando perdere la crescente cialtronesca schiera di sedicenti maestri, Shihan, Sensei, Gran Master, Super Master, e chi più ne ha più metta, oltre al deplorevole moltiplicarsi di sigle federali più o meno probabili, pronte ad elargire Dan e qualifiche ai loro iscritti purché in regola con la quota annua, sappiamo che le federazioni “serie”, prevedono lunghi corsi di formazione, regolari esami pratici e teorici, qualificando solo i meritevoli.

L’ultimo livello di questa formazione tecnici prevede appunto che il candidato capace di superare tutte le prove, diventi “maestro”.

Eppure, la formazione non basta per essere un vero Sensei

Posto che per regolamento federale abbiamo a che fare come minimo con un quinto dan (per cui i basici tecnici e metodologici, le conoscenze specifiche del karate dovrebbero essere garantita).

cintura nera di karate

Posto che egli ha seguito almeno tre anni di corso preparandosi nelle più svariate materie specialistiche, dalla fisiologia alla pedagogia didattica, dalla cinesiologia al primo soccorso, ecc., mi pare possiamo ragionevolmente stare tranquilli sulla sua preparazione, competenza e alta professionalità. Benissimo!

Eppure… eppure, pur non nutrendo alcuna incertezza sulle doti appena elencate, tocca riconoscere che tale figura “professionale” potrebbe c’entrare poco o nulla con quello che, ogni arte marziale orientale, intende definire maestro.

Il Maestro di karate e la maestria

Non sto sostenendo che il maestro “classico” non debba o non possa avere conoscenze scientifiche, didattiche, culturali, sociologiche persino amministrative. Semplicemente affermo che esse, sebbene necessarie per un educatore, non sono sufficienti al raggiungimento di quella maestria che, a prescindere dalla disciplina considerata, distingue il “maestro” dal buon insegnante, dall’ottimo allenatore, dal colto dottore in scienze motorie.

In più libri ho trattato questo argomento, cercando per quanto possibile di spiegare il mio punto di vista. Proverò brevemente a ripercorrere il tracciato che, a parer mio, può farci comprendere chi effettivamente sia (o dovrebbe essere) il “maestro” di Karate.

Cosa intendo per “maestria”?

Innanzi tutto chiarisco che, quella del maestro, non è una professione che si sceglie, tipo l’ingegnere o il fornaio, l’avvocato o il ferroviere, il medico o il bancario.

Mi piace paragonare la maestria quasi ad una chiamata superiore, una sorta di vocazione, una missione che occupa per intero il tempo, la mente, il corpo, lo spirito, la più convinta dedizione.

il Maestro di karate incarna i valori del Budo

In pratica una scelta di vita che non si risolve nella lezione anche giornaliera, ma si propaga negli anni, mette profonde radici, assorbe l’humus dei “Padri”, si consolida come una quercia che estende i propri rami sino alla fine della Via.

La maestria non si apprende…

Ma il vero punto che fa la differenza riguarda qualcosa che non è data a nessuno insegnare, non si può apprendere, non si può tramandare col sangue… una specie di talento, un dono “divino”, un carisma che c’è o non c’è.

Non si può copiare, inutile se non dannoso da imitare. Anzi, proprio la facile pratica dell’imitazione impedisce ogni processo evolutivo, blocca ogni scatto creativo.

Maestro di karate per vocazione

Nessuna forma di part time quindi, nessuna concessione o deroga al costante allenamento, allo studio, all’approfondimento minuzioso e capillare. Una ricerca continua, maniacale, mai paga, mai soddisfatta, una giornaliera estenuante sfida all’irraggiungibile.

Capisco che oggi giorno una personalità del genere non sia facile incontrarla dietro l’angolo, né tanto meno sperare di diventarlo nel giro di pochi anni, magari per soddisfare un ambizioso hobby. Però esistono… io li ho conosciuti… esistono.

Come in tanti frangenti che la vita propone, o impone, o ci sottrae, ci vuole fortuna, o buona sorte, o intuitivo talento perché avvenga il giusto incontro.

maestro di karate sensei

Il Maestro e l’abbandono

C’è un ultima cosa che vorrei sottolineare. Ebbi a scrivere, non ricordo su quale libro:

“Un maestro che non ha mai conosciuto l’abbandono non è un Maestro”.

Chiedendo scusa per il tono assiomatico, di certo, lo confermo.

Quando mamma aquila viene abbandonata dal suo piccolo è perché gli ha insegnato perfettamente come aprire le ali e volare libero, da solo, libero, e sempre più in alto.    

     

Nando Balzarro

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